Il direttore generale di quello che è attualmente il più grande laboratorio di studi sulla fisica delle particelle, ha recentemente spiegato come il Consiglio Europeo per la ricerca nucleare – Conseil européen pour la recherche nucléaire, sia un centro di eccellenza non solo per le ricerche teoriche e sperimentali che vi si svolgono, ma anche per il modo in cui è definita e operano realmente la sua struttura organizzativa e i suoi dipendenti e collaboratori.
Al punto da essere studiato e auspicato come modello organizzativo. Intervenuta al Simposio internazionale dei docenti universitari presso la Pontificia Università Lateranense a Roma, concluso sabato 24 giugno scorso, la prima donna a dirigere il Cern ha infatti spiegato che il centro di ricerca con sede a Ginevra, Svizzera, è anche “un modello organizzativo che è oggetto di studio per i sociologi, le business schools, i manager e gli amministratori delle aziende”.
Una realtà scientifica a cui lavorano circa 3.000 ricercatori di oltre 40 nazioni, progettata e realizzata grazie alla collaborazione di centinaia di aziende e istituzioni internazionali, e grazie al lavoro di centinaia di fisici, ingegneri e altri tecnici e studiosi, può infatti funzionare così bene, e costando così poco, ovvero quanto “un cappuccino all’anno per ogni cittadino europeo”, solo perché ha un proprio peculiare modello organizzativo, totalmente differente da quello ad esempio di aziende o di altre strutture inefficienti: basato sulla conoscenza, le idee e sul know how, non sulle gerarchie.
Un modello quindi democratico, e realmente meritocratico, attraverso alcuni criteri principali: sono importanti e sono riconosciute le idee e le soluzioni, e non le gerarchie; si incoraggia in tal senso chi ci lavora a sviluppare e presentare idee e progetti, anziché scoraggiarli in modi burocratici e verticistici; le decisioni sono basate sul confronto tra tutti e sul consenso, non su scelte unidirezionali; la struttura organizzativa è il più possibile ridotta e semplificata.
Allo stesso tempo, le risorse culturali, il know how, gli strumenti tecnici e scientifici già disponibili sono utilizzati nel modo più opportuno possibile, anziché cercare di sostituirli o integrarli quando non è necessario. Con la guida, ha spiegato Gianotti, di un valore comune: il desiderio di studiare e conoscere, prescindendo e anzi valorizzando differenti origini, culture, visioni del mondo. Immagini: cortesia CERN.
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