Connie Yates, mamma del bimbo britannico, parlando al telefono con il presidente dell’associazione Mitocon, che si occupa di malattie mitocondriali, si è giustamente dichiarata molto preoccupata e spaventata dall’ipotesi che, nonostante gli appelli e la mobilitazione internazionale, i medici potrebbero teoricamente staccare a breve i macchinari che tengono in vita suo figlio.
Questo mentre sembra possano esserci invece buone possibilità di evitarlo, ad esempio trasferendo il piccolo Charlie in Italia, a Roma, nell’Ospedale Bambin Gesù, che aveva dichiarato la propria disponibilità a aiutare lui e la sua famiglia.
La preoccupazione dei genitori di Charlie è stata riportata in un comunicato stampa diramato oggi, giovedì 6 luglio 2017, da Piero Santantonio, presidente di Mitocon, che si occupa malattie mitocondriali. Come noto, il piccolo Charlie Gard soffre di sindrome da deplezione del DNA mitocondriale. “Stanno per staccare le macchine di Charlie, ci ha detto stasera la mamma, Connie Yates”, ha dichiarato Santantonio, lanciando un nuovo appello alle autorità britanniche.
Nel comunicato, che chiede di fermare ogni azione mirata a sospendere i trattamenti, e a tenere quindi il bimbo britannico ancora in vita, si spiega anche che “il protocollo scientifico di trattamento sperimentale è pronto”, e che nel pomeriggio di ieri “si è tenuta una riunione tra i medici e i ricercatori dell’equipe internazionale” sulle “possibilità terapeutiche percorribili per il piccolo Charlie”.
Più specificamente, “sono stati riconsiderati una serie di dati di efficacia della terapia nucleosidica che ha già dato dimostrazione di efficacia in un numero significativo di casi clinici trattati, con particolare riferimento ai risultati che dimostrano la possibilità dei nucleosidi di superare la barriera ematoencefalica. In base a queste ulteriori e nuove valutazioni il gruppo di lavoro è dunque giunto alla conclusione che la terapia nucleosidica possa essere efficace nel caso del piccolo Charlie”.
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