L’incontro di mercoledì 2 agosto 2017 al Ministero del Lavoro, non ha portato agli esiti sperati. Era l’ultimo degli incontri previsti dalla procedura di licenziamenti avviata da Sky. Il punto in maggior discussione era la necessità, dichiarata dall’azienda, di poter licenziare il personale che non si dichiari disponibile ad essere trasferito a Milano, o ad essere ricollocato a Roma in altre attività o in società esterne, o ad accettare l’esodo incentivato.
Un punto per le organizzazioni sindacali non accettabile; perché sarebbe ad esempio necessario capire quali siano le reali opportunità di ricollocazione a Roma, per quali dipendenti e con quali compatibilità di profilo professionale; perché resterebbe non definita quale sarà la situazione di dipendenti attualmente assenti e tutelati perché ad esempio in assenza per maternità, o di dipendenti con invalidità o permessi legge 104 per assistenza a familiari disabili.
Per i sindacati, si legge in una nota di Slc Cgil, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni, “L’azienda non ha voluto superare i licenziamenti, nonostante i risultati economici e le molte proposte alternative presentate dalle organizzazioni sindacali. Sky ha voluto affermare la licenziabilità e la gestione del personale senza vincoli sociali.”
“La vertenza Sky e’ il paradosso di questo Paese”, ha dichiarato in una nota Stefano Conti, segretario nazionale dell’Ugl Telecomunicazioni: “Pur essendo un’azienda sana, con un bilancio in attivo e un incremento di clienti, sceglie la strada dei licenziamenti per oltre cento dipendenti in virtu’ di irrinunciabili ed immodificabili linee di principio”.
“A nulla – ha continuato Conti – sono valse le decine di proposte avanzate dai sindacati per evitare i licenziamenti. Sky aveva già deciso il triste epilogo di questa vertenza e noi siamo totalmente contrari a questa incomprensibile scelta”. Le organizzazioni sindacali avevano tra l’altro proposto la riduzione a part time dell’orario di lavoro di 28 lavoratori, e la possibilità per alcune figure professionali, attualmente dichiarate da Sky non più esistenti nella Capitale, di poter lavorare in remoto da Roma.
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