Cercare le origini e le basi della fisica e della vita, del mondo in cui viviamo, è una delle attività più complesse e affascinanti della scienza, difficilmente destinata ad un definitivo successo in questi prossimi anni, a causa degli strumenti tecnici limitati, per quanto avanzati, di cui oggi disponiamo, e di una comprensione ancora limita delle leggi che regolano il cosmo e il nostro stesso pianeta e sistema solare.
Attività che colpisce anche l’interesse dei giornalisti, dei mezzi di comunicazione, del cinema e del grande pubblico. Soprattutto quando si prospetta ad esempio la possibilità di individuare pianeti potenzialmente adatti ad ospitare forme di vita extraterrestre. Ne parla il nuovo libro del fisico Guido Tonelli, Cercare Mondi, Esplorazioni avventurose ai confini dell’Universo, pubblicato nel 2017 da Rizzoli nella collana Saggi italiani.
Nato a Casola in Lunigiana l’8 novembre del 1950, Tonelli si è laureato in fisica nel 1975 all’Università di Pisa, dove dal 1992 è professore di Fisica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Dal 1976 si occupa di fisica delle alte energie; è stato membro e portavoce dell’esperimento CMS del Cern, grazie al quale è stato individuato il bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio.
Proprio Tonelli, con Fabiola Gianotti – allora portavoce dell’esperimento ATLAS e oggi primo direttore italiano e donna del centro di ricerca internazionale con sede a Ginevra, Svizzera – il 13 dicembre del 2011 annunciava al mondo i primi dati scientifici rilevati da CMS sul bosone di Higgs. Il libro di cui parliamo oggi è definito nella presentazione “un viaggio appassionante dalle particelle più misteriose alle galassie più remote dell’universo”
Tonelli ci spiega infatti che “La ricerca scientifica ci fornisce oggi un racconto meraviglioso delle nostre origini, che ci costringe ad avventurarci in territori nei quali la mente rischia di perdersi, ma contiene visioni capaci di togliere il respiro”. Soprattutto quando consideriamo quanto sia piccola, rispetto all’universo, la realtà del pianeta e del sistema solare in cui viviamo.
“Abitiamo un sottile guscio sferico – si legge infatti – di pochi chilometri di spessore, intorno alla superficie della Terra. Anche se esploriamo gli abissi più profondi dell’oceano o scaliamo le vette dell’Himalaya, il nostro regno ha dimensioni ridicole. Per questo, se riflettiamo su quelle dell’universo, ci resta una sensazione di lieve sgomento”. Senza dimenticare che, come accennato all’inizio dell’articolo, non abbiamo ancora compreso il nostro mondo e la nostra esistenza.
Una non comprensione che diventa ancora più drammatica quando con l’osservazione astronomica, le teorie dell’astrofisica o dell’esobiologia, o con le sonde spaziali, ci allontaniamo dalla Terra per esplorare e cercare di capire il resto del Cosmo. Così, “quando cerchiamo di capire i fenomeni che si osservano nel meraviglioso tappeto di galassie che ricopre la volta stellata, o quelli che caratterizzano la materia nei suoi componenti elementari, dobbiamo rinunciare alle certezze che governano la nostra vita e intraprendere un viaggio vertiginoso che lascia senza fiato”.
Paolo Centofanti, direttore SRM
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