Il Santo Padre nell’Angelus di oggi, domenica 8 ottobre 2017, è tornato a spiegare ciò che realmente significa essere cristiani. Lo ha fatto utilizzando la parabola dei vignaioli a cui il padrone aveva dato una grande fiducia affidando loro la coltivazione e la cura della propria vigna. Arrivati alla stagione della vendemmia, il padrone si aspetta di avere il raccolto, e manda per questa ragione i propri servi.
“Ma i vignaioli – spiega il Pontefice – assumono un atteggiamento possessivo: non si considerano semplici gestori, bensì proprietari, e si rifiutano di consegnare il raccolto”. Arrivano a maltrattare i servi, persino ad ucciderli. Ciò nonostante “il padrone si mostra paziente con loro: manda altri servi, più numerosi dei primi”, ma i vignaioli uccidono anche questi. “Alla fine, con sua pazienza, decide di mandare il proprio figlio; ma quei vignaioli, prigionieri del loro comportamento possessivo, uccidono anche il figlio pensando che così avrebbero avuto l’eredità”.
La triste parabola dei vignaioli, del loro egoismo e arroganza e della loro violenza, ha spiegato il Pontefice, “È una storia che ci appartiene”, che ci racconta “l’alleanza che Dio ha voluto stabilire con l’umanità ed alla quale ci chiama a partecipare”. E come spesso avviene nella realtà delle vicende umane, anche questa storia “conosce i suoi momenti positivi ma è segnata anche da tradimenti e da rifiuti”.
La stessa domanda finale della parabola: «Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?» per Papa Francesco “sottolinea che la delusione di Dio per il comportamento malvagio degli uomini non è l’ultima parola!” Ecco quindi “la grande novità del Cristianesimo: un Dio che, pur deluso dai nostri sbagli e dai nostri peccati, non viene meno alla sua parola, non si ferma e soprattutto non si vendica! Dio ama, non si vendica, ci aspetta per perdonarci, per abbracciarci”.
Ma l’amore di Dio, il suo perdono, come per i vignaioli, hanno un limite: si fermano davanti all’arroganza, e alla violenza che ne scaturisce: “di fronte a questi atteggiamenti e dove non si producono frutti – afferma Papa Francesco – la Parola di Dio conserva tutta la sua forza di rimprovero e di ammonimento: «a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti»” .
Ecco quindi quali solo la realtà e la ragione della autentica fede cristiana, spiega il Santo Padre, che “non è tanto la somma di precetti e di norme morali, ma è prima di tutto una proposta di amore che Dio, attraverso Gesù, ha fatto e continua a fare all’umanità. È un invito a entrare in questa storia di amore, diventando una vigna vivace e aperta, ricca di frutti e di speranza per tutti”.
Perché al contrario “una vigna chiusa può diventare selvatica e produrre uva selvatica”. Per questa ragione, spiega Papa Francesco, noi cristiani “siamo chiamati ad uscire dalla vigna per metterci a servizio dei fratelli che non sono con noi, per scuoterci a vicenda e incoraggiarci, per ricordarci di dover essere vigna del Signore in ogni ambiente, anche quelli più lontani e disagevoli”.
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