La scoperta, realizzata grazie ad applicazioni tecnologiche e investigative della fisica delle particelle, mostra come anche l’archeologia possa procedere grazie alla scienza; è stata annunciata dalla rivista scientifica ieri, giovedì 2 novembre 2017. Anche per la eccezionalità e il grande interesse potenziale dell’evento, Nature aveva anticipato la notizia con embargo alla stampa in questi giorni.
La piramide di Cheope, la più grande della piana di Giza, in Egitto, mostra dei vuoti imprevisti, che finora erano rimasti nascosti. I ricercatori, tra cui Mehdi Tayoubi, Kunihiro Morishima, hanno realizzato una immagine in tre dimensioni della piramide, utilizzando rilevatori di muoni, con tre differenti tipi di tecniche. Queste particelle, spiega il comunicato stampa ufficiale, sono sottoprodotti dei raggi cosmici, in grado di attraversare la massa di pietra del monumento.
Per la specificità di movimento di muoni, che cambiano traiettorie quando attraversano la pietra o l’aria, hanno quindi potuto individuare cavità presente nella piramide, che finora non erano state identificate. La struttura identificata nella piramide di Cheope dovrebbe essere lunga almeno 30 metri, e avrebbe una sezione trasversale simile a quella della Grande Galleria, che sovrasterebbe. I ricercatori non sono attualmente arrivati a possibili conclusioni sulle caratteristiche interne della struttura e sulla sua specifica funzione.
Maggiori risposte potranno arrivare in futuro da ulteriori studi, con la possibilità di capire il significato archeologico – storico e architettonico di questo ritrovamento. La scoperta potrebbe essere utile anche per capire come la grande piramide è stata costruita. Il monumento è stato edificato durante il regno del faraone Khufu – Cheope, che regnò dal 2509 al 2483 aC.
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