L’azienda ha già annunciato che reintegrerà i dipendenti, però non prevede di farlo sulla sede di Roma. La decisione del Giudice del Tribunale del Lavoro di Roma, di cui beneficerà un primo gruppo di 153 persone, “condanna la società a reintegrare gli stessi lavoratori e a corrispondere loro, a titolo di risarcimento danni” una indennità corrispondente agli stipendi maturati dal giorno del licenziamento fino alla avvenuta reintegra, oltre agli interessi legali.
Questa come accennavamo è la prima Sentenza riguardante i lavoratori coinvolti nella procedura riorganizzativa di Almaviva Contact. Il 15 dicembre dovrebbe arrivare un’altra sentenza, relativa al ricorso presentato da circa altri novanta dipendenti. Almaviva verso la fine del 2016 ha licenziato complessivamente circa 1.660 dipendenti della sede di Roma, alla fine delle procedure di mobilità.
Le rappresentanze sindacali di Roma si erano opposte unitariamente all’accordo che era stato raggiunto al Mise – Ministero dello Sviluppo Economico. Avevano invece detto si all’accordo, con un referendum, i dipendenti della sede di Napoli, la cui maggioranza aveva votato a favore. Sulla sede di Napoli non vi erano quindi stati licenziamenti.
Nella sentenza il giudice del lavoro di Roma Umberto Buonassisi scrive che la decisione presa da Almaviva, licenziando i lavoratori della sola sede di Roma, “si risolve in una vera e propria illegittima discriminazione: chi non accetta di vedersi abbattere la retribuzione – a parità di orario e di mansioni – e lo stesso tfr, in spregio” a norme costituzionali e di diritto del lavoro “ancora vigenti, viene licenziato e chi accetta viene invece salvato”.
Il giudice osserva anche che questo atteggiamento è “un messaggio davvero inquietante anche per il futuro e che si traduce comunque in una condotta illegittima, perché attribuisce valore decisivo ai fini della scelta dei lavoratori da licenziare, pur se tramite lo schermo dell’accordo sindacale, ad un fattore – il maggiore costo del personale di una certa sede rispetto ad altre – che per legge è invece del tutto irrilevante a questo fine”.
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