Il sangue di San Gennaro, che interroga fede e ragione, si è nuovamente liquefatto ieri
Il miracolo o prodigio di San Gennaro si è ripetuto, come speravano i fedeli. Il sangue nell’ampolla sembra fosse già sciolto quando la teca che la contiene è stata estratta dalla cassaforte dove è custodita. Il cardinale Vincenzo Sepe, arcivescovo di Napoli, lo ha annunciato alle 18.37 di ieri, sabato 5 maggio 2018, dopo la processione dal Duomo alla basilica di Santa Chiara. Il corteo era presieduto dallo stesso Sepe, dal vescovo ausiliare Gennaro Acampa, e dai rappresentanti istituzionali.
Il cardinale Sepe ha così commentato l’evento prodigioso, che ha premiato la fede dei tanti devoti, intervenuti alla processione e non. “Occorre ringraziare Dio – ha affermato – perché attraverso il patrono ci sta vicino, cammina con noi e ci accompagna”. E ricordando i mali della regione campana e dell’Italia ha chiesto a San Gennaro il “dono della pace per un popolo che vive nel disagio economico, per le privazioni a cui sono costretti in molti, per il dolore di chi ha perduto il lavoro”.
Le ipotesi avanzate per spiegare il miracolo o prodigio di San Gennaro: il Cicap
Ad oggi, lo ricordiamo, la Chiesa non ha ufficialmente confermato che si tratti di un miracolo. Numerose invece le ipotesi scientifiche formulate in questi anni dagli scettici per trovare una possibile spiegazione ad un evento che sembra ancora sfuggire la ragione. Prevalentemente orientate all’idea di una sostanza – ovviamente non sangue – che abbia però caratteristiche tali da poter mutare il proprio stato fisico, al verificarsi di determinate condizioni. Come ad esempio variazioni di temperatura o scuotimento. Il Cicap già nel 1991, in un articolo pubblicato su Nature, aveva ipotizzato che l’ampolla non contenga appunto sangue, ma una sostanza tissotropica. Ovvero con caratteristiche chimico fisiche tali da poter cambiare – a certe condizioni – il proprio stato da solido a liquido e viceversa.
Nell’articolo Working bloody miracles – Nature volume 353, pagina 507, 10 ottobre 1991, doi:10.1038/353507a0 – si legge ad esempio di una sperimentazione realizzata da alcuni studiosi del Cicap. Luigi Garlaschelli – autore tra l’altro di una discussa sperimentazione sulla Sindone – Franco Ramaccini e Sergio Delia Sala, avrebbero studiato un composto simile al sangue. Utilizzando del comune sale da cucina, carbonato di calcio, e la molisite, un minerale che è possibile trovare sulle pendici del Vesuvio. Creando così una sostanza tissotropica, solida, che però quando viene agitata diventerebbe liquida.
L’ipotesi di Mitov, come quella del Cicap, non spiega discontinuità e la spettrometria
Secondo il fisico francese Michel Mitov, la sostanza contenuta nelle ampolle potrebbe invece essere costituita da una soluzione di argilla, e da spermaceti. Questa sostanza cerosa si trova soprattutto nella testa dei capodogli. In misura molto minore è presente anche nella testa e nei tessuti grassi di altri cetacei. Mitov, che tra l’altro si occupa di nanotecnologie, e di scienza dei cristalli e dei fluidi, ha esposto la sua tesi in un volume del 2010, Matière Sensible: Mousses, gels, cristaux liquides et autres miracles – Materia sensibile: Mousse, gel, cristalli liquidi e altri miracoli.
Entrambe le ipotesi, oltre a non essere state dimostrate, sarebbero disconfermate da una spettrometria che dimostrerebbe che nelle ampolle c’è sangue. Inoltre non spiegherebbero il comportamento discontinuo del sangue di San Gennaro. La liquefazione non avviene sempre, nonostante condizioni di temperature simili, e nonostante lo scuotimento vi sia ogni volta. L’ampolla viene infatti spostata, portata in processione, e viene piegata più volte su un lato per verificare la liquefazione del sangue. A maggior ragione, tali ipotesi non riescono ad intaccare la fede dei tanti devoti della reliquia. Immagine: Il Cardinale Vincenzo Sepe e l’ampolla con il sangue del Santo. Fonte: Wikipedia – Paola Magni.
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