Papa Francesco ha parlato di equilibrio tra scienza e fede ai partecipanti alla scuola estiva di astrofisica
Il Pontefice li aveva ricevuti in udienza nella sala Clementina ieri, giovedì 14 giugno 2018. Promosso dalla Specola Vaticana, il percorso formativo ogni due anni coinvolge per un mese nella sede di Castel Gandolfo circa 25 studenti provenienti da tutto il mondo. Che possono aggiornarsi sulle più recenti e attuali questioni dell’astrofisica e dell’astronomia. Il Santo Padre ha anche sottolineato il valore simbolico rappresentato dalla provenienza di partecipanti e docenti da paesi differenti, e le diverse specializzazioni scientifiche di ciascuno.
Mostrando cosi, ha affermato, “come la diversità possa unire per un obiettivo comune di studio, e come il successo del lavoro dipenda anche da tale diversità, perché è proprio dalla collaborazione tra persone di diversi retroterra che può venire una comprensione comune del nostro universo”. Il tema di questo corso sono Le stelle variabili alla luce delle nuove, grandi indagini astronomiche. Per Papa Francesco questi studi mostrano anche che “è solo lavorando insieme, in squadra”, che è possibile “dare un senso a tutte queste nuove informazioni”. Con la consapevolezza che al crescere delle informazioni scientifiche disponibili, come avviene nel web anche nella scienza diventa necessario riuscire a gestirle e filtrarle adeguatamente.
Imparare a gestire l’immensità di informazioni, nella scienza come sulla rete web
“L’universo è immenso – ha infatti dichiarato il Santo Padre – e, man mano che cresce la nostra comprensione di esso, aumenta anche la necessità di imparare a gestire il flusso di informazioni che ci giungono da tante fonti. Forse, il modo in cui gestite una tale quantità di dati può dare speranza anche a coloro che nel mondo si sentono travolti dalla rivoluzione informatica di Internet e dei social media”. Ma l’immensità dell’universo, e di ciò che oggi ancora non conosciamo, deve anche renderci umili. Senza per questo cadere nell’errore di credere di non essere nulla in un mondo così vasto.
“Alla luce di tutte queste informazioni e di questo enorme universo – spiega infatti Papa Francesco – ci sentiamo piccoli e potremmo essere tentati di pensare che siamo insignificanti. In effetti, non c’è nulla di nuovo in questa paura. Più di duemila anni fa, il Salmista ha potuto scrivere: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?». Eppure prosegue: «Davvero lo hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato» Salmi 8, 4 – 6”.
Proprio l’equilibrio tra scienza e fede può aiutarci ad essere consapevoli delle nostre limitate conoscenze. Quindi “è sempre importante, come scienziati e come credenti, iniziare ammettendo che c’è molto che non sappiamo”. Allo stesso tempo “è altrettanto importante non essere mai soddisfatti di rimanere in un comodo agnosticismo”. Perché “come non dobbiamo mai pensare di sapere tutto, allo stesso modo non dovremmo mai temere di provare a imparare di più”. L’obiettivo deve quindi essere “conoscere l’universo, almeno in parte; conoscere che cosa sappiamo e che cosa non sappiamo, e come possiamo procedere per sapere di più”.
La visione della scienza, della metafisica, della fede
Proprio questo, sottolinea il Pontefice, “è il compito dello scienziato”. Oltre alla visione della scienza, esiste però anche un altro modo di vedere il mondo, “un altro sguardo, quello metafisico, che riconosce la Causa Prima di tutto, nascosta agli strumenti di misurazione”. E un ulteriore “sguardo”, un altro modo di vedere il Creato: “è quello della fede, che accoglie la Rivelazione”. Proprio la reciproca “armonia di questi diversi piani di conoscenza ci conduce alla comprensione” della realtà, tra fede e ragione. E da questa comprensione, auspica Papa Francesco, si arriva “alla Sapienza”.
Il Pontefice cita nuovamente i Salmi, quando parlano gloria e onore, ovvero “la gioia di un lavoro intellettuale” come “lo studio dell’astronomia”. Perché “attraverso di noi, creature umane, questo universo può diventare, per così dire, consapevole di sé stesso e di Colui che ci ha creati”. Questo è il grande “dono – con la relativa responsabilità – che ci è stato dato” da Dio, “come esseri pensanti e razionali in questo cosmo”. Però l’uomo, avverte il Santo Padre, non è appunto solo ragione e razionalità.
In equilibrio tra fede, scienza, ragione
Noi “come esseri umani siamo più che pensanti e razionali” afferma Papa Francesco. “Siamo anche persone con un senso di curiosità che ci spinge a saperne di più; creature che lavorano per imparare e condividere ciò che hanno imparato, per il gusto di farlo. E siamo persone che amano ciò che fanno e che scoprono nell’amore per l’universo un assaggio di quell’amore divino che, contemplando il creato, ha dichiarato che era buono”. Nel salutare con un augurio e una benedizione i partecipanti alla Scuola Estiva, il Pontefice ha citato le parole di Dante Alighieri. “Come è noto – ha affermato – Dante ha scritto che è l’amore che muove il sole e le stelle – Paradiso, XXXIII, 145 – . Possa anche il vostro lavoro essere mosso dall’amore: amore per la verità, amore per l’universo stesso, e amore di ognuno di voi per l’altro, lavorando insieme nella diversità”.
Link discorso, sito Vaticano
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