Per il Santo Padre è necessaria “una ecologia umana” che consideri “la qualità etica e spirituale della vita in tutte le sue fasi”
Così il pontefice nel proprio discorso ai partecipanti alla annuale Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, e alla conferenza internazionale Born equal ? A global responsibility – Nati uguali ? Il Santo Padre li ha accolti in udienza lunedì 25 giugno scorso – vedi pure Papa Francesco: una bioetica globale che difenda la sacralità della vita umana. Dopo i saluti e i ringraziamenti all’attuale presidente della PAV, Arcivescovo Vincenzo Paglia, e al presidente emerito cardinale Elio Sgreccia, il pontefice ha spiegato che “La sapienza che deve ispirare il nostro atteggiamento nei confronti dell’ecologia umana è sollecitata a considerare la qualità etica e spirituale della vita in tutte le sue fasi”.
Perché, ha sottolineato Papa Francesco “Esiste una vita umana concepita, una vita in gestazione, una vita venuta alla luce, una vita bambina, una vita adolescente, una vita adulta, una vita invecchiata e consumata – ed esiste la vita eterna”. Allo stesso tempo, “esiste una vita che è famiglia e comunità, una vita che è invocazione e speranza. Come anche esiste la vita umana fragile e malata, la vita ferita, offesa, avvilita, emarginata, scartata. È sempre vita umana. È la vita delle persone umane, che abitano la terra creata da Dio e condividono la casa comune a tutte le creature viventi”.
Una vita che ha sempre lo stesso valore, anche nella condizioni di maggior fragilità, di malattia e invalidità. Papa Francesco ha quindi sottolineato come la scienza della vita debba confrontarsi con la fede, la religione, l’etica. “Certamente nei laboratori di biologia – ha infatti affermato – si studia la vita con gli strumenti che consentono di esplorarne gli aspetti fisici, chimici e meccanici. Uno studio importantissimo e imprescindibile, ma che va integrato con una prospettiva più ampia e più profonda, che chiede attenzione alla vita propriamente umana, che irrompe sulla scena del mondo con il prodigio della parola e del pensiero, degli affetti e dello spirito”. Non solo biologia e cellule, quindi, ma anche spiritualità, sentimento, anima.
Il senso della vita umana di fronte alla scienza, l’etica, la fede
“Quale riconoscimento riceve oggi la sapienza umana della vita dalle scienze della natura?” si chiede il Santo Padre. “E quale cultura politica ispira la promozione e la protezione della vita umana reale?” Papa Francesco parla di “lavoro bello della vita”. Ovvero “la generazione di una persona nuova, l’educazione delle sue qualità spirituali e creative, l’iniziazione all’amore della famiglia e della comunità, la cura delle sue vulnerabilità e delle sue ferite; come pure l’iniziazione alla vita di figli di Dio, in Gesù Cristo”. Sottolineando la necessità di difendere la vita nelle sue forme più fragili e indifesi. Come ad esempio bimbi e anziani.
“Quando consegniamo i bambini alla privazione, i poveri alla fame, i perseguitati alla guerra, i vecchi all’abbandono” si domanda infatti in pontefice, “non facciamo noi stessi, invece, il lavoro sporco della morte ?” In questi modi, con omissioni, indifferenza, gesti colpevoli, anziché contrastare la morte, la favoriamo. Papa Francesco si chiede e ci chiede: “da dove viene, infatti, il lavoro sporco della morte ?” La risposta è immediata, e ovvia: “Viene dal peccato”. Perché “il male cerca di persuaderci che la morte è la fine di ogni cosa, che siamo venuti al mondo per caso e siamo destinati a finire nel niente”.
Questa visione materialista dell’esistenza, che nega senso pure alla fede, ci porta così ad escludere “l’altro dal nostro orizzonte”, in un individualismo egoista che non trova senso e futuro al vivere. In questo modo “la vita si ripiega su di sé e diventa bene di consumo”. Finiamo così ad assomigliare tutti a “Narciso, il personaggio della mitologia antica, che ama sé stesso e ignora il bene degli altri, è ingenuo e non se ne rende neppure conto”.
Bioetica globale contro il virus egoista di uomini specchio e donne specchio, concentrati solo su sé stessi
Allo stesso tempo, spiega Papa Francesco, questi pericolosi atteggiamenti diffondono “un virus spirituale assai contagioso, che ci condanna a diventare uomini specchio e donne specchio, che vedono soltanto sé stessi e niente altro”. Un individualismo egoista che non ci fa vedere gli altri, e il vero senso della vita, che non può non essere invece altruista. Il Santo Padre spiega infatti che in questo modo “è come diventare ciechi alla vita e alla sua dinamica, in quanto dono ricevuto da altri e che chiede di essere posto responsabilmente in circolazione per altri”.
Possiamo contrastare tali atteggiamenti solo con una visione integrale e globale dell’etica e della bioetica, tema dell’evento di tre giorni della Pontificia Accademia per la Vita. “La visione globale della bioetica – afferma il pontefice rivolgendosi ad organizzatori, relatori e partecipanti – che voi vi apprestate a rilanciare sul campo dell’etica sociale e dell’umanesimo planetario, forti dell’ispirazione cristiana, si impegnerà con più serietà e rigore a disinnescare la complicità con il lavoro sporco della morte, sostenuto dal peccato”.
In questo modo potremo tornare “alle ragioni e alle pratiche dell’alleanza con la grazia destinata da Dio alla vita di ognuno di noi”. In una visione positiva, “questa bioetica non si muoverà a partire dalla malattia e dalla morte per decidere il senso della vita e definire il valore della persona. Muoverà piuttosto dalla profonda convinzione dell’irrevocabile dignità della persona umana, così come Dio la ama, dignità di ogni persona, in ogni fase e condizione della sua esistenza, nella ricerca delle forme dell’amore e della cura che devono essere rivolte alla sua vulnerabilità e alla sua fragilità”. La fede, l’amore di Dio e la dignità delle persone vanno quindi anche oltre la scienza e la ragione, e danno significato alla vita, in tutte le sue forme e condizioni.
Bioetica globale e ecologia integrale, alla luce della Laudato si’
Il pontefice spiega che “in primo luogo, questa bioetica globale sarà una specifica modalità per sviluppare la prospettiva dell’ecologia integrale che è propria dell’Enciclica Laudato si’, in cui ho insistito su questi punti forti: «l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» – n. 16.
Papa Francesco sostiene anche la necessità di “una visione olistica della persona”, tramite la quale “articolare con sempre maggiore chiarezza tutti i collegamenti e le differenze concrete in cui abita l’universale condizione umana e che ci coinvolgono a partire dal nostro corpo”. Proprio il nostro corpo, come il Santo Padre scrive nella propria lettera enciclica Laudato si’ – 155 – «ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi». E «l’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune».
Al contrario, «una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato». Di nuovo un atteggiamento egoista, individualista e materialista. Invece, «imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana.» Allo stesso tempo, «apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé».
Il necessario discernimento tra le “differenze fondamentali della vita umana”
Papa Francesco ci ricorda anche che, pur avendo sempre lo stesso valore, la vita umana non è tutta uguale, per caratteristiche, età, condizioni. Ecco quindi la necessità di “un accurato discernimento delle complesse differenze fondamentali della vita umana: dell’uomo e della donna, della paternità e della maternità, della filiazione e della fraternità, della socialità e anche di tutte le diverse età della vita”. Allo stesso tempo, non dobbiamo dimenticarci “pure di tutte le condizioni difficili e di tutti i passaggi delicati o pericolosi che esigono speciale sapienza etica e coraggiosa resistenza morale: la sessualità e la generazione, la malattia e la vecchiaia, l’insufficienza e la disabilità, la deprivazione e l’esclusione, la violenza e la guerra”.
Il Santo Padre richiama l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate – 101: «La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto».
Papa Francesco esorta ad insegnare una bioetica globale connessa ad un’antropologia globale e un’ecologia umana integrale. Creando una cultura sociale orientata in questo senso. “Nei testi e negli insegnamenti della formazione cristiana ed ecclesiastica – afferma infatti – questi temi dell’etica della vita umana dovranno trovare adeguata collocazione nell’ambito di una antropologia globale, e non essere confinati tra le questioni limite della morale e del diritto”. In questo modo sarà possibile realizzare “una conversione all’odierna centralità dell’ecologia umana integrale” ovvero “una comprensione armonica e complessiva della condizione umana”.
Una bioetica globale fondata sul valore della vita individuale e sociale
Questa visione di bioetica globale, spiega il pontefice, “ci sollecita dunque alla saggezza di un profondo e oggettivo discernimento del valore della vita personale e comunitaria, che deve essere custodito e promosso anche nelle condizioni più difficili”. Diventa quindi necessario anche “affermare con forza che, senza l’adeguato sostegno di una prossimità umana responsabile, nessuna regolazione puramente giuridica e nessun ausilio tecnico potranno, da soli, garantire condizioni e contesti relazionali corrispondenti alla dignità della persona”.
Una autentica bioetica globale quindi non può essere basata solo sulla scienza, la ragione, la tecnica scientifica e giuridica. Anzi, la stessa “prospettiva di una globalizzazione che, lasciata solamente alla sua dinamica spontanea, tende ad accrescere e approfondire le diseguaglianze, sollecita una risposta etica a favore della giustizia”. Con una necessaria “attenzione ai fattori sociali ed economici, culturali e ambientali che determinano la salute”, e che “diventa modalità concreta di realizzare il diritto di ogni popolo «alla partecipazione, sulla base dell’uguaglianza e della solidarietà, al godimento dei beni che sono destinati a tutti gli uomini», come scriveva Papa Giovanni Paolo II, nella propria Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis – 21.
E una autentica “cultura della vita”, deve considerare più attentamente la “questione seria della sua destinazione ultima”. Senza la quale la vita non ha una ragione. “Si tratta – spiega Papa Francesco – di mettere in luce con maggiore chiarezza ciò che orienta l’esistenza dell’uomo verso un orizzonte che lo sorpassa”. Il Santo Padre cita la Costituzione Pastorale Gaudium et spes, 21 – Concilio Ecumenico Vaticano II. Spiegando che “ogni persona è gratuitamente chiamata «alla comunione con Dio stesso in qualità di figlio e a partecipare alla sua stessa felicità»”. E che la stessa «Chiesa insegna che la speranza escatologica non diminuisce l’importanza degli impegni terreni, ma anzi dà nuovi motivi a sostegno dell’attuazione di essi».
Quali il senso, la ragione e il fine della vita umana ?
“Occorre interrogarsi più a fondo sulla destinazione ultima della vita – riafferma il pontefice – capace di restituire dignità e senso al mistero dei suoi affetti più profondi e più sacri. La vita dell’uomo, bella da incantare e fragile da morire, rimanda oltre sé stessa”. Solo nella fede in Dio, nel suo amore, trova la propria ragione. Perché, spiega Papa Francesco, “noi siamo infinitamente di più di quello che possiamo fare per noi stessi”. Allo stesso tempo, “la vita dell’uomo, però, è anche incredibilmente tenace, di certo per una misteriosa grazia che viene dall’alto, nell’audacia della sua invocazione di una giustizia e di una vittoria definitiva dell’amore”.
Una tenacia che la rende “persino capace – speranza contro ogni speranza – di sacrificarsi per essa, fino alla fine”. E nel momento in cui noi arriviamo a “riconoscere e apprezzare questa fedeltà e questa dedizione alla vita”, proviamo “gratitudine e responsabilità”. E ci sentiamo incoraggiati “ad offrire generosamente il nostro sapere e la nostra esperienza all’intera comunità umana”. Questa “sapienza cristiana deve riaprire con passione e audacia il pensiero della destinazione del genere umano alla vita di Dio, che ha promesso di aprire all’amore della vita, oltre la morte, l’orizzonte infinito di amorevoli corpi di luce, senza più lacrime. E di stupirli eternamente con il sempre nuovo incanto di tutte le cose visibili e invisibili che sono nascoste nel grembo del Creatore”.
Link discorso Papa Francesco, sito Vaticano
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.