Nosiglia ha spiegato che la Sindone, icona spirituale, “non è oggetto di fede, aiuta però la fede stessa” a riflettere sul mistero della Passione e Morte e Resurrezione di Gesù
Monsignor Cesare Nosiglia, Custode pontificio della Sacro Telo, ha pubblicato una propria riflessione sulla “questione Sindone”, dopo l’annuncio sull’esperimento realizzato da Luigi Garlaschelli e Matteo Borrini del Cicap, e il caso mediatico scaturitone. Sulla ricerca del Cicap abbiamo anche intervistato su SRM il Medico Forense e Antropologo Forense Alfonso Sánchez Hermosilla, che ne critica scientificità e criteri metodologici. Sul caso è intervenuto anche Paolo Di Lazzaro, direttore di ricerca dell’Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino. Mentre Garlaschelli e Borrini hanno poco dopo risposto alle critiche di poca scientificità dell’esperimento.
Ieri invece Massimo Polidoro, segretario nazionale del CICAP – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze del Cicap, ha pubblicato un video. Nel quale ovviamente cerca di dimostrare che la Sindone sia falsa. Di questi interventi, del caso Sindone e del relativo dibattito, tra fede e ragione, parliamo meglio in altri articoli in questo weekend. Oggi vogliamo dare spazio all’importante riflessione di Monsignor Nosiglia, tra fede e ragione, che ci conferma anche il parere più recente della Chiesa sul Sacro Telo. La Sindone, spiega il suo Custode pontificio, è “icona della passione e morte del Signore, come l’ha definita l’insegnamento dei pontefici”. Però “non è oggetto di fede”, pur essendo un grande aiuto per la fede stessa.
L’importanza del dibattito scientifico sulla Sindone, icona della Passione e Morte di Cristo, e “non oggetto di fede”
“Nel corso dei secoli, e con maggiore frequenza negli ultimi anni – afferma Nosiglia – , ci sono stati molti tentativi di affrontare l’autenticità della Sindone”. Tentativi che dal punto di vista mediatico “hanno avuto il loro momento di pubblicità con titoli e articoli di giornali che davano per valida la loro ricerca”. Nella realtà però, una volta contro analizzati “in molti casi si sono dimostrati scientificamente inattendibili”. Ciò non costituisce necessariamente un problema. Perché “gli studi e le ricerche – se condotte con criteri di scientificità e senza ipotesi pregiudiziali – stimolano a un confronto sereno e costruttivo”. Confermando per Nosiglia ,”quanto affermava San Giovanni Paolo II”. Ovvero che «La Sindone è una costante provocazione per la scienza e l’intelligenza».
La provocazione del Sacro Telo ha spinto la scienza moderna ad occuparsene, e studiarla per capirne l’eventuale autenticità. Pure in questo nuovo caso per Nosiglia “altri scienziati e studiosi” dovranno “promuovere un dibattito ed eventualmente contestare sul piano scientifico o sperimentale la validità e solidità della ricerca compiuta”. E sarà possibile un legittimo “dibattito che riguarda gli studiosi e scienziati che vogliono cimentarsi in questa impresa”. Per Nosiglia però l’approccio corretto, necessario, è quello neutrale, come deve essere la scienza. Il solo che può portare alla verità.
La necessità di un approccio realmente scientifico, non condizionato né dalla fede, né dalla ragione
“Credo” – afferma Nosiglia – che vada ribadito un principio fondamentale che deve guidare chi desidera affrontare con metodo rigorosamente scientifico questioni complesse come questa. È il principio della neutralità, perché se si parte da un preconcetto e si orienta la ricerca per dimostrarlo, facilmente si giungerà a confermarlo… .” Occorre quindi evitare un approccio partigiano, pregiudizialmente a favore – per fede – o contro – per scetticismo – la Sindone. Un approccio in cui “non sono più i fatti che contano, ma le idee precostituite. Vanificando così quella neutralità propria della scienza rispetto alle convinzioni personali”.
Cercare in modo obiettivo la verità sul Sacro Telo, non vuol dire però sminuire “il significato spirituale e religioso” della Sindone. Una “icona della passione e morte del Signore, come l’ha definita l’insegnamento dei pontefici”. Allo stesso tempo, “nessuno può negare l’evidenza del fatto che contemplare la Sindone è come leggere le pagine di Vangelo che ci raccontano la passione e morte in croce del Figlio di Dio”. Nosiglia spiega che la Sindone “non è oggetto di fede, aiuta però la fede stessa” dei credenti. Perché “apre il cuore di chi l’avvicina e la contempla a rendersi consapevole di ciò che è stata la passione di Gesù in croce”.
Passione con cui Cristo ha dimostrato il proprio amore per noi. Attraverso le “terribili violenze fisiche e morali” che ha dovuto affrontare “per la salvezza del mondo intero”. Proprio questa, sottolinea il Custode Pontificio, “è sempre stata ed è tutt’oggi la ragione per cui milioni e milioni di fedeli in tutto il mondo venerano, pregano e contemplano la Sindone e ne traggono speranza per la loro vita di ogni giorno”
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