Scienza e fede, spiega il fisico William Daniel Phillips in un’intervista per un periodico spagnolo, possono essere compatibili
Professore all’Università del Maryland e membro del Nist – National Institute of Standards and Technology degli Stati Uniti, Phillips è anche membro della della Pontificia Accademia delle Scienze. Nato a Wilkes Barre, il 5 novembre del 1948, William Phillips ha ricevuto il premio Nobel per la fisica nel 1997 con Steven Chu e Claude Cohen Tannoudji, per “lo sviluppo di metodi per raffreddare e catturare gli atomi tramite laser”. Nel mese di luglio Phillips si trovava a Barcellona per la Conferenza Internazionale sulla Fisica Atomica.
Organizzato dall’Istituto di scienze fotoniche, Università Barcellona, Università Autonoma di Barcellona e Università Politecnica della Catalogna, questo evento ha coinvolto sei premi Nobel e oltre un centinaio tra scienziati e ricercatori. A margine della conferenza, Phillips ha rilasciato ad un giornale online catalano un’intervista in cui parla della sua attività scientifica, e del modo in cui vive e vede il rapporto tra scienza e fede.
Nella prima parte dell’intervista parla della fisica delle basse temperature, degli atomi freddi e della loro utilità, della necessità di attualizzare i sistemi di misura. E della possibilità che avremo, in questi prossimi decenni, di adeguare il modo in cui misuriamo il tempo. Nella seconda parte racconta invece come uno scienziato, figlio di un padre di origini gallese e di una madre di origini italiane, vive la propria fede. Senza contraddizioni filosofiche o intellettuali con la propria ragione e la propria professione scientifica. E con la sola condizione di non voler interpretare letteralmente la Bibbia.
Vivere e operare attivamente nella comunità scientifica e nella chiesa
Così potremmo sintetizzare, dalle parole di Phillips, il suo approccio all’esistenza, alla fisica e alla religione. Lo scienziato pensa che non via sia “niente di strano” nel credere e fare scienza. Spiegando anche di non essere il solo: “molti degli scienziati che conosco – afferma infatti – credono in Dio. Non credo – sottolinea – che ci sia questo che alcuni chiamano conflitto tra scienza e religione“. Per Phillips vi sono invece periodi o “momenti in cui le persone si dedicano a creare tali conflitti”.
Il premio Nobel confuta anche le obiezioni sulle presunte contraddizioni tra Bibbia e scienza moderna. “La scienza – spiega – ci dice che l’Universo iniziò 13.700 milioni di anni fa e si è evoluto in tutto questo tempo per dare origine a tutto ciò che vediamo. Non è affascinante, vero ? E io ci credo, perché c’è una prova molto solida che è vera. Invece, secondo la Bibbia, la Terra ha un’età di alcune migliaia di anni, che è molto piccola. Questo, che sembra un conflitto, è in realtà molto facile da risolvere”.
Il modo lo spiega lo stesso Phillips. Spiegando ad esempio che “la Bibbia non è un libro sulle origini scientifiche dell’universo, ma sul nostro rapporto con Dio e sulla relazione che vogliamo tra di noi”. Per lo studioso “la Bibbia non si preoccupa di dettagli come quando fu creata la Terra, ma perché è stata creata e cosa Dio si aspetta dalla sua creazione. Questo è il messaggio della Bibbia, e non vedo alcun conflitto con il messaggio trasmesso dalla scienza”.
L’errore di chi interpreta la Bibbia letteralmente, o la usa per negare l’evoluzione
Allo stesso tempo, è errato sia considerare la Bibbia come una sorta di manuale scientifico, sia utilizzarla cercando di confutare posizioni e teorie scientifiche, come ad esempio la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin e Alfred Wallace. La Bibbia per Phillips “è piena di poesia e metafore, e sappiamo che la poesia è un modo potente per trasmettere idee attraverso il suono e il sentimento”. Lo stesso “primo capitolo del libro della Genesi è pura poesia”.
E quando ci dice ad esempio “che Dio è il nostro pastore” non possiamo interpretarlo in modo letterale. Significa invece “che Dio si prende cura di noi come un pastore dei tempi antichi faceva con le sue pecore”. Quanto all’evoluzione, la stessa Chiesa cattolica, e il Magistero di Papa Francesco e del Papa Emerito benedetto XVI, ci spiegano l’assenza di contraddizioni. La “Chiesa cattolica non ha nulla contro la teoria dell’evoluzione”, spiega infatti Phillips.
E mentre “molte persone potrebbero pensare che sia una posizione contraddittoria con la Bibbia”, ciò non è reale. Era stata invece l’idea “che un gruppo di persone autorizzate ha pensato a lungo sulla religione”. Lo stesso “Sant’Agostino, che non era un incompetente, disse che se la tua interpretazione delle azioni non era in accordo con ciò che vedevi, dovevi esaminarla nuovamente”. Nell’intervista Phillips confuta anche le teorie neuroscientifiche materialiste e riduzioniste per le quali la fede avrebbe una ragione evolutiva. E racconta anche la propria idea di Dio: il creatore dell’universo e degli esseri umani, di cui si prende cura individualmente, personalmente.
Link intervista. Immagine: William Daniel Phillips Premio Nobel per la fisica 1997, fonte Wikipedia.
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