Il Cern ha pubblicato su Facebook e Twitter questa fotografia del 1975
Mostrandoci come erano gli ambienti, le tecnologie, e il modo di lavorare negli anni settanta. Nell’immagine in bianco e nero è possibile vedere alcuni scienziati e ricercatori in una control room – centro di controllo – di quel periodo. È la control room dell’esperimento R406 presso l’ISR – Intersecting Storage Rings. Progettato negli anni sessanta e attivo dal gennaio del 1971 al 1984, l’ISR è stato il primo collisore di adroni realizzato nel mondo. Nella struttura, oltre agli scienziati del Cern, collaboravano anche ricercatori dell’università di Bologna.
1975: Control-room style https://t.co/QMS0KceCA6 #ThrowbackThursday #TBT pic.twitter.com/HDofEIW1Qd
— CERN (@CERN) August 16, 2018
Nell’ISR sono state realizzate anche le prime collisioni al mondo tra protoni, e tra antriprotoni e protoni. Oltre all’importanza scientifica degli esperimenti realizzati in quegli anni, questo acceleratore ha cambiato molte delle idee dei fisici sulla collisione di adroni. Molti scienziati precedentemente dubitavano infatti che questo tipo di collisione fosse realmente utile per lo studio della fisica delle particelle. Questa struttura di ricerca – non più attiva – ha inoltre posto le basi scientifiche e tecnologiche per il successivo sviluppo di nuove nuovi e più potenti acceleratori di particelle. Fino ad arrivare all’odierno LHC – Large Hadron Collider.
L’ISR – era costituita di due anelli intrecciati, ognuno dei quali con un diametro di 150 metri. Ogni anello, spiega il sito del Cern di Ginevra, “conteneva un tubo in cui scorrevano i fasci di protoni, circondato da magneti per dirigere le particelle circolanti. I protoni circolavano in direzioni opposte e si scontravano con un’energia massima al centro di massa di 62 GeV. Una energia equivalente a un raggio di 2000 GeV che colpisce un bersaglio fisso”. Era il Proton Synchrotron, tutt’oggi in funzione, ad alimentare i fasci di protoni Quando l’ISR è stato chiuso nel 1984, il Cern per questo tipo di esperimenti ha utilizzato il Large Electron Positron Collider.
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