Nella sua ultima opera, pubblicata postuma, Stephen Hawking interviene nel dibattito tra fede e scienza.
Spiegando che dal suo punto di vista l’universo può essersi creato dal nulla, e che tale eventualità è spiegabile grazie alla scienza, e senza la necessità di un Dio creatore. Come noto, il grande astrofisico e cosmologo, morto a Cambridge il 14 febbraio scorso, nella propria vita come scienziato e intellettuale ha avuto un atteggiamento prevalentemente scettico verso la religione. Ciò nonostante, nelle sue opere e nel suo pensiero troviamo affermazioni e posizioni quanto meno possibiliste sull’ipotesi dell’esistenza di Dio.
Anche se non lo si può certo arruolare – come vorrebbero alcuni – tra le fila di scienziati credenti, non tutti sono concordi nel definirlo un ateo, né sopra tutto un ateista. In Brief Answers to the Big Questions. Brevi risposte alle grandi domande, Hawking riafferma però posizioni di chiusura verso la religione e la fede in Dio. Nel volume lo scienziato affronta infatti dieci questioni fondamentali, le più grandi domande con cui come esseri umani siamo naturalmente portati a confrontarci. E a cui a suo avviso può risponderci adeguatamente solo la scienza. Dall’esplorazione dello spazio al destino dell’umanità in un mondo sempre più colpito dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento e dal saccheggio delle risorse naturali.
Stephen Hawking: “Esiste Dio ?”
L’esistenza o non esistenza di Dio non è solo la questione più complessa e importante. Cambia drasticamente il modo che abbiamo di vedere la nostra esistenza, l’universo in cui viviamo e il perché viviamo. “Penso che l’universo sia stato creato spontaneamente dal nulla, secondo le leggi della scienza”, scrive Hawking in questo libro. Ipotizzando quindi la non necessità di Dio. Continua infatti a spiegarlo: “Se accetti, come faccio io, che le leggi della natura sono fisse, non ci vuole molto a chiedere: che ruolo c’è per Dio?”
Hawking va oltre, rifiutando pure l’idea che le leggi fisiche e matematiche che regolano il cosmo debbano essere opera di una entità superiore. Che se non ha creato direttamente l’universo, ha creato appunto le leggi che hanno portato alla sua creazione e al suo sviluppo. “Se vuoi – scrive invece l’astrofisico britannico – puoi dire che le leggi della fisica sono opera di Dio, ma questa è più una definizione di Dio che una prova della sua esistenza”.
Anche la fisica quantistica, con la sua complessità e il suo sovvertire le regole della scienza che conoscevamo, per Hawking non aggiungerebbe nulla a favore dell’ipotesi dell’esistenza di un Creatore. “Dio ha creato le leggi quantistiche che hanno permesso al Big Bang di accadere?” scrive infatti. Spiegando di non avere “alcuna intenzione di offendere la fede di nessuno”. Per Hawking però “la scienza ha una spiegazione più convincente di un creatore divino.”
Il volume ha una prefazione dell’attore Eddie Redmayne – vincitore del premio Oscar proprio nel ruolo dello scienziato britannico nel film La Teoria del Tutto – l’introduzione del premio Nobel Kip Thorne e una postfazione della figlia di Hawking, Lucy. Il libro è stato pubblicato il 16 ottobre 2018 da Bantam, ISBN10: 1984819194, ISBN13: 978-1984819192. Link Google Books.
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