Un rapporto della National Academy of Sciences – NAS statunitense invita la Nasa a maggiori sforzi per cercare forme di vita extraterrestre. Anzi gli studi sull’esobiologia per l’accademia delle scienze secondo il documento devono essere al centro delle attività dell’agenzia spaziale. E integrarsi con le attuali e future missioni di ricerca della Nasa. Il rapporto, come spiega un articolo sulla rivista scientifica Scientific American, è stato presentato al Congresso degli Stati Uniti.
Per la Nas l’attuale periodo è anzi il più opportuno per progettare ricerche che ci consentano di rispondere alla questione dell’esistenza di forme di vita aliene. Forme semplici o complesse, che potrebbero essere presenti su altri pianeti e corpi celesti. Barbara Sherwood Lollar, geologa all’Università di Toronto e presidente della commissione che ha elaborato il rapporto, ha infatti affermato che “l’opportunità di affrontare davvero questa domanda è in un momento cruciale”.
La Nasa ha esplicitamente cercato la vita extraterrestre per l’ultima volta con le missioni Viking, oltre 35 anni fa.
Come hanno spiegato gli autori del rapporto, questo è un momento che non possiamo perdere. Anche perché le missioni Viking, concluse ufficialmente il 21 maggio del 1983, sono state le ultime in cui la ricerca di vita oltre la Terra è stata un obiettivo primario e esplicitamente dichiarato. Inoltre finora, spiega l’articolo su Scientific America, all’astrobiologia era attribuita una importanza secondaria. Era infatti vista come una disciplina che affrontava questioni più teoriche – se non addirittura filosofiche – e non in grado di dare risposte autenticamente scientifiche.
Una scienza che certamente – aggiungeremmo – interrogava, come accade ancora oggi, anche la teologia, la religione e la nostra fede. Oggi, anche grazie alle recenti scoperte dell’astronomia e della biologia, l’esobiologia ha nuove basi, e meno speculative. Abbiamo infatti scoperto numerosi pianeti che potrebbero ospitare la vita. E abbiamo capito che la stessa vita è più complessa di quanto pensassimo. E in grado di svilupparsi in ambienti che fino a poco tempo fa si ritenevano fisicamente e chimicamente del tutto inadatti.
Sono quindi esponenzialmente aumentate le probabilità che forme di vita aliena siano presenti anche su corpi solari eccezionalmente freddi o caldi, o con altre caratteristiche estreme come elevata salinità o acidità. La vita nell’universo, e nello stesso nostro sistema solare, potrebbe quindi prendere forme che oggi difficilmente immaginiamo. E in luoghi dove finora pensavamo fosse impossibile. Questioni a cui come dicevamo risponderà la scienza, e che – pur non negandola – porranno ulteriori interrogativi alla nostra fede.
Link Scientific American. Immagine: la sonda Curiosity sul suolo di Marte, cortesia Nasa.
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