Il Santo Padre nel proprio discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze è tornato a parlare del rapporto tra fede e scienza.
Spiegando come oggi, grazie anche ad una maggiore consapevolezza della complessità dell’essere umano, e dell’importanza della dimensione spirituale e della fede, sia possibile un maggiore equilibrio tra ricerca scientifica e religione. Papa Francesco ha iniziato il proprio intervento salutando i partecipati e i nuovi Accademici, l’ex Presidente dell’Accademia, professor Werner Arber, e il nuovo presidente professor Joachim von Braun.
Ha quindi spiegato che “il mondo della scienza, che in passato ha assunto posizioni di autonomia e di autosufficienza, con atteggiamenti di sfiducia nei confronti dei valori spirituali e religiosi, oggi invece sembra aver preso maggiore coscienza della sempre più complessa realtà del mondo e dell’essere umano.” Oggi inoltre ci confrontiamo con “una certa insicurezza e qualche timore di fronte alla possibile evoluzione di una scienza e di una tecnologia che, se abbandonate senza controllo a sé stesse, possono voltare le spalle al bene delle persone e dei popoli”.
Tale consapevolezza ci induce quindi ad una maggior prudenza verso la ricerca scientifica, e a non accettare che sia slegata da vincoli etici e morali. Inevitabilmente, afferma Papa Francesco, “la scienza e la tecnologia influiscono sulla società”. Però allo stesso tempo “anche i popoli con i loro valori e i loro costumi influenzano a loro volta la scienza”. E ne determinano gli orientamenti e il fine ultimo. Così fortunatamente, “la direzione e l’enfasi che vengono date ad alcuni sviluppi della ricerca scientifica” sono spesso “influenzate da opinioni ampiamente condivise e dal desiderio di felicità insito nella natura umana”.
Uno sviluppo integrale dell’uomo e della società
Per il Santo Padre dobbiamo dare “maggiore attenzione ai valori e ai beni fondamentali che sono alla base della relazione tra popoli, società e scienza”. Una relazione che “richiede un ripensamento”, per poter “promuovere il progresso integrale di ciascun essere umano e del bene comune”. Sono quindi necessari anche un dialogo senza preconcetti, e un “attento discernimento”. Soprattutto nel capire “quando la scienza diventa più complessa e l’orizzonte che essa dischiude fa emergere sfide decisive per il futuro dell’umanità”.
Oggi, sottolinea Papa Francesco, “sia l’evoluzione sociale sia i cambiamenti scientifici avvengono sempre più rapidamente e si rincorrono”. Innescando cambiamenti importanti, che ci preparano e ci portano nel futuro. Cambiando allo stesso tempo profondamente la società. Il Pontefice auspica quindi “che la Pontificia Accademia delle Scienze consideri come questi cambiamenti tra loro interconnessi richiedano un impegno saggio e responsabile da parte di tutta la comunità scientifica”.
Mentre gli scienziati dimenticano “la bella sicurezza della torre d’avorio dei primi tempi moderni”, e vivono invece in una corretta “inquietudine”. Grazie alla quale comprendono meglio il valore della religione, della spiritualità e della fede. E possono intravedere “al di là delle acquisizioni della scienza, la ricchezza del mondo spirituale dei popoli e la luce della trascendenza divina”. Perché, ricorda Papa Francesco, “la comunità scientifica è parte della società e non deve considerarsi come separata e indipendente, anzi, essa è chiamata a servire la famiglia umana e il suo sviluppo integrale”.
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