Le stelle perdute sono quelle che stanno uscendo dall’ammasso globulare Omega Centauri, a causa della forza mareale della Via Lattea.
Lo mostra uno studio realizzato da studiosi dell’Osservatorio Astronomico di Strasburgo, dell’Università di Stoccolma e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – Inaf. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Astronomy con il titolo Identification of the long stellar stream of the prototypical massive globular cluster ω Centauri. Identificazione del lungo flusso stellare del massiccio cluster globulare prototipico ω Centauri. Doi 10.1038/s41550-019-0751-x. Gli autori sono Michele Bellazzini, Paolo Bianchini, Rodrigo A. Ibata, Khyati Malhan e Nicolas Martin.
La disgregazione di un ammasso globulare a 18mila anni luce dalla Terra.
L’ammasso globulare Omega Centauri, si trova all’interno della Via Lattea, ad una distanza di 18mila anni luce. Probabile residuo centrale di una galassia nana già parzialmente disgregata a causa dell’incontro con la nostra galassia, si sta ulteriormente disgregando. La causa è la forza mareale della via Lattea, un effetto secondario della forza gravitazionale esercitata dalla nostra galassia sull’ammasso, che tende a distorcersi e appunto a disgregarsi.
Il gruppo di ricercatori ha studiato i dati su posizioni e moti stellari rilevati dalla missione Gaia dell’Esa – Agenzia Spaziale Europea, a cui partecipano l’Inaf – Istituto Nazionale di Astrofisica e Asi – Agenzia Spaziale Italiana, coinvolti nel Data Processing and Analysis Consortium – Dpac. I dati sono stati esaminati tramite un algoritmo definito dagli stessi studiosi: streamfinder. È stato così possibile identificare numerosi flussi di stelle da Omega Centauri.
Fimbulthul, uno dei flussi in uscita, ricorda la mitologia nordica.
Tra cui in particolare il flusso denominato Fimbulthul, così chiamato dai ricercatori per ricordare uno dei fiumi primigeni della mitologia nordica. Questo flusso in uscita conterebbe 309 stelle. Michele Bellazzini – Inaf di Bologna – tra gli autori dello studio, spiega così la scoperta: “modellando le traiettorie delle stelle, abbiamo scoperto che la struttura di Fimbulthul è una corrente di marea composta da stelle strappate da ω Cen, che si estende nel cielo fino a grande distanza dall’ammasso”.
Da questa iniziale scoperta, spiega Bellazzini, è stato possibile “escogitare un criterio di selezione che ha permesso di tracciare le code mareali a partire dall’ammasso fino a congiungersi con Fimbulthul. Le osservazioni spettroscopiche di cinque stelle di questo flusso effettuate con il Canada France Hawaii Telescope mostrano che le loro velocità sono molto simili e che hanno delle metallicità paragonabili alle stelle di Omega Centauri. Tale proprietà rafforza l’idea che il flusso di marea sia collegato a proprio a quell’ammasso”.
Questo il link alla nota ufficiale integrale Inaf, pubblicata sul giornale Fede e Ragione: Le Stelle perdute di Omega Centauri. Immagine: Omega Centauri, cortesia Agenzia Spaziale Europea – Eso.
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