Poco tempo fa è stato celebrato l’anniversario della nascita di Dom Agostino Zanoni, un esempio di equilibrio tra fede e scienza. Monaco e scienziato, era nato a Vilminore di Scalve il 22 novembre 1887.
La prima volta che venni culturalmente e spiritualmente in contatto con questa singolare figura di sacerdote e scienziato, fu alcuni anni prima di avviare e prendere la direzione del progetto SRM. E più di trent’anni dopo la sua morte. Poco prima del 2000 ero andato nell’abbazia di Santa Maria di Farfa per un ritiro di alcuni giorni, e i monaci che me l’avevano fatta visitare mi avevano mostrato una grande quantità di apparati scientifici conosciuti, e molti altri che non avevo visto fino ad allora, se non forse in qualche film di fantascienza degli anni cinquanta.
E mi avevano mostrato pure una miriade di reperti archeologici , antropologici e zoologici. Parlandomi di un precedente priore che si era occupato di scienza ad altissimi livelli, e di esperimenti che per l’epoca potevano essere considerati quasi esoterici. Come potevano essere ad esempio quelli nell’energia nucleare. Una sorta di Nikola Tesla in abito talare, che riproduceva fulmini, e aveva ottenuto la fissione di atomi. E che aveva conosciuto e frequentato Albert Einstein, per ragioni scientifiche e spirituali. In questi giorni si è tornato a parlare di Dom Agostino Zanoni, per la pubblicazione di un libretto di una cinquantina di pagine, Dom Agostino Zanoni, monaco benedettino e scienziato atomico.
Un esperimento per disgregare l’atomo, nel 1922.
Nel volumetto si ipotizza che nel 1922 Dom Agostino, su incarico del Governo Spagnolo, abbia realizzato un esperimento di fissione dell’atomo. Riprendendo una intervista – dal titolo Personaggio manzoniano e termonucleare – rilasciata nel 1965 dallo stesso Zanoni ad un giornalista dell’Eco di Bergamo: Gabriele Carrara. “Nel 1922 – afferma infatti Dom Agostino nell’intervista – diedi la prima dimostrazione teorica e pratica della disintegrazione dell’atomo, all’Università Reale di Barcellona. Dopo la conferenza eseguii l’esperimento pratico e l’esplosione fu tale che gli astanti, docenti e allievi, uomini di governo e studiosi, ne rimasero come impazziti. Il Governo spagnolo di allora mi propose di restare al suo servizio, mettendomi a disposizione uomini e mezzi quanti me ne occorrevano”.
Non sappiamo quali siano i documenti storici che attestano questo straordinario evento. Stando alle cronache citate, il suo superiore dell’epoca, Ildefonso Schuster, gli avrebbe ordinato di declinare l’offerta e tornare alla vita monastica. “L’abate – raccontava Zanoni nella stessa intervista – mi mandò a dire che un benedettino non aveva in tali circostanze che una strada da prendere: quella del rientro immediato nel suo monastero. Obbedii. Schuster non era uomo di scienza e con questo ordine di rientro troncò la mia carriera. Ma ero un religioso e un sacerdote e, prima che alla scienza, la mia vita era stata consacrata alla religione, alla Chiesa e a Dio. Il mio dovere era quello di obbedire senza discutere”.
Tornato a Farfa, Dom Agostino Zanoni dedicò comunque parte della sue giornate ai propri studi scientifici. Due anni dopo diventava priore dell’abbazia di Farfa, dove sembra che abbia incontrato periodicamente anche Albert Einstein, con il quale era entrato in contatto per i propri studi sull’atomo e l’energia nucleare. Dom Zanoni morì l’8 agosto del 1967. È sepolto nel cimitero di Fara in Sabina. Sulla sua lapide è riportata questa iscrizione “Nella scienza ricercò il vero, nella fede sublimò la sua vita”.
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