Platone e la scienza moderna, una breve sintesi, da Academia.edu – parte 1.
L’influenza del pensiero di Platone sulla scienza e la filosofia della scienza – parte 1
Nella sua filosofia della scienza e della conoscenza, Platone ha anticipato, ponendone le basi, alcune delle questioni fondamentali nell’approccio alla scienza moderna. Direttamente, e attraverso l’influsso del neoplatonismo, ha posto ad esempio le premesse per il moderno metodo scientifico, posto le basi per la scienza teorica, portato la matematica a diventare strumento privilegiato, se non in certi casi esclusivo, di autentica conoscenza del mondo fisico, che però per Platone di per sé stesso è illusorio, mentre l’unica autentica realtà è il mondo delle idee, da cui deriva.
Ha anche influenzato pensatori come Archimede e, più di un millennio dopo, astronomi come Niccolò Copernico, Galileo Galilei, Giovanni Keplero, i quali con i loro modelli e le loro teorie hanno rivoluzionato la cosmologia, portandola alla modernità.
Un grande merito di Platone, che però per alcuni ha avuto anche conseguenze negative, è stato la sua teoria della conoscenza, l’aver ad esempio sviluppato l’idea che una cosa è la realtà come la percepiscono i nostri sensi o la nostra riflessione, altra cosa come invece è realmente, e l’aver teorizzato differenti gradi di conoscenza.
Da una parte l’episteme, o scienza, che si suddivide in:
- dianoia, o ragionamento, o ragione discorsiva, ovvero la conoscenza matematica;
- noesis, o intuizione, ovvero il modo in cui conosciamo le cose secondo la loro stessa natura.
Dall’altra la doxa, o opinione, che ci permette di immaginare le cose, dal momento che non è possibile conoscere la loro realtà, e si suddivide in:
- pistis, ovvero credenza; il modo in cui conosciamo il mondo fisico e le sue manifestazioni, gli alberi, gli esseri umani, gli animali, etc.
- eikasia, ovvero immaginazione; il modo in cui conosciamo le immagini del mondo fisico, come le ombre, l’arcobaleno, etc.
Altro punto cardine della sua visione filosofica, è stata l’idea della unità e allo stesso tempo duplicità della filosofia: che può essere epistème = scienza, intesa come una disciplina scientifica, differente dalle altre discipline scientifiche per contenuti e linguaggio, e come forma di conoscenza teorica; ma è anche phrònesis = saggezza, intesa come religione, morale, e come forma di conoscenza pratica.
Duplicità, dicevamo, ma anche unitarietà, per cui la filosofia, caratterizzata da questi due differenti modi di conoscere e differenti aree del sapere, diventa una forma di conoscenza universale. Ma una tale forma di conoscenza ha bisogno di essere insegnata, ecco quindi, da Platone in poi troviamo anche l’idea della formazione e delle scuole filosofiche, destinata alle classi superiori.
Con Platone troviamo anche la distinzione e categorizzazione dei saperi, da lui classificati nella Repubblica:
«La conoscenza del Demiurgo, che è in grado di fare tute le cose secondo le sue idee. [..] La conoscenza dell’artigiano e del falegname [..]. Il sapere dell’artista e dell’imitatore [..].» Tale distinzione ha portato progressivamente alla suddivisione dei saperi e alla loro specializzazione, di discipline e di linguaggi, tipica della scienza moderna, in cui tale dimensione specialistica si è completamente sviluppata.
Una specializzazione però, come dicevamo, anche di linguaggi, che devono essere differenti per trasmettere differenti saperi. Linguaggi, osserviamo brevemente, che per Platone (vedi dialogo del Cratilo), non possono essere né convenzionali, astratti, perché in tal caso non potrebbero trasmettere una reale conoscenza, né naturali, perché se così fosse, conoscendo il nome di un oggetto ne conosceremmo anche la reale natura.
Elementi che hanno avuto differenti conseguenze sulla cultura del suo tempo, su quella medioevale e quella rinascimentale, fino alla moderna rivoluzione scientifica. Ha portato ad attribuire un ruolo principe alla filosofia e alla metafisica, e successivamente alla teologia, come soli metodi di vera conoscenza della realtà, cosa che per molti critici ha determinato per secoli una subalternità delle discipline scientifiche verso la filosofia, che a sua volta, pur regina scientiarum, ovvero con il primato tra le scienze, diventerà subalterna e serva della teologia: ancilla theologiae.
Il Geymonat, tra coloro che ritengono che in realtà Platone abbia frenato lo sviluppo della scienza moderna, piuttosto che favorirlo, parla di «alcune fortunate intuizioni» di Platone nel Timeo, «che confermano la profondità del genio platonico». Purtroppo, per Geymonat: «la fisica platonica costituì concretamente nella storia del pensiero scientifico più una remora che una spinta al progresso, più un fattore negativo che un fattore positivo. Essa ha rappresentato la “tentazione metafisica” della scienza, e con i propri difetti di struttura ha gettato fra gli scienziati un’ombra di discredito su tutta la metafisica».
Sicuramente, Platone, ha contribuito non poco al senso di superiorità della filosofia e della teologia nei confronti delle scienze naturali; senso di superiorità che in realtà, dalla sua epoca fino al Medioevo, era motivato anche da altre istanze filosofiche e da ragioni culturali e di progresso scientifico – culturale, dal momento pure che la scienza era solo agli inizi e forniva meno risposte e sicuramente meno adeguate della filosofia e della teologia. Questo senso di superiorità probabilmente ha pesato culturalmente su quello che sarebbe stato il futuro dibattito tra fede e scienza.
La suddivisione e specializzazione dei saperi e dei linguaggi, insieme all’importanza attribuita alla matematica come strumento privilegiato di conoscenza del mondo fisico, all’osservazione come strumento per poter conoscere il mondo fisico, e alla necessità di spiegare i fenomeni del mondo fisico in modo corretto e comprensibile, hanno però anche costituito il presupposto alla base dell’idea moderna di scienza, che va oltre i dati percepiti o sensibili, e cerca di comprendere la realtà profonda del mondo attraverso la matematica (vedi sopra), specializzazioni di differenti discipline, linguaggi e metodi idonei e specialistici, ricerca.
Il ruolo attribuito alla matematica da Platone gli deriva in realtà direttamente da Pitagora, al cui pensiero era arrivato tramite Archita di Taranto, e dalla scuola pitagorica; entrambi influenzeranno anche la cosmologia di Platone e, come accennato sopra, le idee e i modelli cosmologici di Copernico, Keplero e Galileo. Scrive infatti Bertrand Russell: «Ciò che appare come il platonismo, si trova già, analizzandolo, nell’essenza del pitagorismo. L’intera concezione di un mondo eterno rivelato all’intelletto, ma non ai sensi, deriva da lui.»
In modo apparentemente paradossale, possiamo dire che un importante contributo di Platone alla scienza moderna sia stato proprio il suo affermare l’inferiorità e debolezza dei saperi empirici, rispetto ai saperi teorici, come appunto la matematica.
Questo infatti, se da una parte ha direttamente messo in discussione e indebolito l’idea di una scienza sperimentale che possa portare a certezze, dall’altra ha anticipato sia la consapevolezza di una scienza non esatta, con risultati non definitivi, sia probabilmente l’idea e la necessità di un metodo scientifico fatto di pluralità di analisi, ripetizioni di esperimenti e osservazioni. Inoltre, sottolineando l’importanza del sapere teorico, e della riflessione filosofica, matematica e metafisica, ha anche anticipato le moderne scienze teoriche.
Altro punto fondamentale, Platone ha anticipato anche l’importanza del valore sociale delle scienze, e della necessità che le scienze siano anche sociali, ovvero non slegate dal contesto intellettuale, sociale e culturale in cui gli studiosi vivono e si muovono.
Per alcuni critici, l’influenza di Platone, soprattutto per quanto concerne l’importanza data alla filosofia e alla metafisica, e per la suddivisione tra saperi e tra classi di conoscenza (sapienti veri, sapienti apparenti, ignoranti intelligenti, ignoranti ignoranti) ha determinato anche un rafforzamento delle suddivisioni sociali in caste, e soprattutto allo sviluppo di un sistema classista di istruzione, che ancora nell’Inghilterra della rivoluzione industriale vedeva le classi dominanti considerare poco interessante, se non poco onorevole e non adeguato al loro status, occuparsi di questioni materiali come la fisica, la chimica, l’ingegneria, le scienze geologiche.
Parlando di Neoplatonismo, e del suo influsso sulla scienza medioevale e rinascimentale, troviamo anche l’anticipazione dell’idea di un Universo armonico, un Cosmo creato da Dio, come Lui perfetto, e basato su equilibri tra i corpi celesti, forme sferiche, orbite circolari, equilibri di forze e armonia di movimenti.
Link Academia: L’influenza del pensiero di Platone sulla scienza e la filosofia della scienza.
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.