Scienza e tecnologia al servizio della dignità della persona, e per uno sviluppo umano “integrale e integrante”.
Papa Francesco, nel proprio discorso di Lunedì 20 Febbraio 2023 ai membri dell’Accademia Pontificia per la Vita, è tornato a parlare del rapporto delle scienze e delle tecnologie con il bene comune e la dignità umana.
Su tale tema l’Accademia ha organizzato il 20 e il 21 Febbraio in Vaticano l’evento Converging on the person. Emerging Technologies for the Common Good. Convergere sulla persona. Tecnologie emergenti per il bene comune.
Dopo aver ringraziato Monsignor Paglia, presidente dell’accademia, per tutti gli sforzi dedicati a sostenere la vita umana, il Pontefice ha affrontato il tema dell’incontro, la riflessione “sul rapporto tra persona, tecnologie emergenti e bene comune”. Definendola “una frontiera delicata”, sempre attuale, luogo di incontro tra “progresso, etica e società”, e che può avere un un contributo prezioso proprio dalla fede.
Il Papa ha anche ricordato che “la Chiesa non smette di incoraggiare il progresso della scienza e della tecnologia a servizio della dignità della persona e per uno sviluppo umano «integrale e integrante». Ha citato la sua lettera per il venticinquesimo anniversario della fondazione dell’Accademia, in cui invitava proprio a riflettere su tale tema.
E ha ricordato le tre importanti sfide connesse: “il cambiamento delle condizioni di vita dell’uomo nel mondo tecnologico; l’impatto delle nuove tecnologie sulla definizione stessa di uomo e di relazione, con particolare riferimento alla condizione dei soggetti più vulnerabili; il concetto di conoscenza e le conseguenze che ne derivano.
L’impatto delle tecnologie sul modo in cui viviamo e sull’ambiente.
La prima sfida, ovvero l’impatto delle tecnologie sul modo in cui viviamo, deriva dal naturale comportamento tecnologico dell’uomo, che trasforma l’ambiente e cerca di migliorarne le condizioni di vita. Papa Francesco nel messaggio ha citato Benedetto XVI, quando affermava che la tecnologia «risponde alla stessa vocazione del lavoro umano» e che «nella tecnica, vista come opera del proprio genio, l’uomo riconosce sé stesso e realizza la propria umanità».
La tecnologia ci aiuta quindi sia a vivere in modi più semplici, sia “a comprendere sempre meglio il valore e le potenzialità dell’intelligenza umana”. Allo stesso tempo, ha ricordato il Papa, “ci parla della grande responsabilità che abbiamo nei confronti del creato”. E mentre in epoche precedenti l’impatto della tecnologia sull’ambiente era meno rilevante, lo sviluppo della tecnologia e delle comunicazioni, e la attuale società globale, rendono più intensa e ovvia “l’interdipendenza tra l’uomo e la casa comune“, come già affermava San Paolo VI nella Populorum progressio.
L’impatto delle tecnologie sull’uomo e le sue relazioni: il virtuale non può sostituire il reale.
Per la seconda sfida, ovvero l’impatto delle nuove tecnologie sulla definizione di uomo e di relazione, è necessario considerare in particolar modo le persone più vulnerabili. Mentre è ovvio che ogni esperienza umana è sempre più permeata e modificata dalle nuove tecnologie, diventa allo stesso tempo sempre più difficile, avverte il Papa, distinguere tra “naturale” e “artificiale”, tra “biologico” e “tecnologico”.
Al tempo stesso, per Papa Francesco è necessario ribadire che la coscienza personale, e le relazioni, non possono “prescindere né dalla corporeità né dalla cultura”. Nelle nostre relazioni quindi, sia individuali che collettive, “la tecnologia non può soppiantare il contatto umano”, e “il virtuale non può sostituire il reale”; così come i social network non possono sostituire l’autentico “ambito sociale”. n monito necessario, vista la costante e brutta “tentazione di far prevalere il virtuale sul reale”.
La conoscenza e le sue conseguenze
Definire il concetto di conoscenza, e le relative conseguenze, anche etiche sono parte della terza sfida. Il Pontefice ha affermato la necessità di considerare globalmente, e non solo come singoli fenomeni, i cambiamenti e sviluppi tecnologici, e il modo in cui cambiano le nostre vite. Così, “è ad esempio riduttivo cercare la spiegazione dei fenomeni solo nelle caratteristiche dei singoli elementi che li compongono.
E diventa paradossale, “riferendosi a tecnologie di potenziamento delle funzioni biologiche di un soggetto, parlare di uomo «aumentato. Perché in questo modo “si dimentica che il corpo umano rinvia al bene integrale della persona e che dunque non può essere identificato con il solo organismo biologico”. Diversamente, un approccio sbagliato ” finisce in realtà non con l’aumentare, ma con il comprimere l’uomo.
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