Valutazioni morali positive su chi ha curiosità per la religione.
Lo spiega uno studio pubblicato su Social Psychological and Personality Science. Quattro esperimenti hanno esaminato la percezione della virtù rappresentata dalla curiosità riguardo alla religione. Un campione di adulti statunitensi ha espresso giudizi morali su individui caratterizzati da diversi livelli di curiosità, conoscenza o ignoranza riguardo alla religione e ad altri argomenti di confronto (come la scienza).
I partecipanti hanno attribuito una maggiore bontà morale a coloro che manifestavano curiosità, rispetto a soggetti ignoranti o esperti nel dominio in questione. Tale preferenza è stata riscontrata in modo uniforme tra partecipanti ebrei, protestanti, cattolici e di altre confessioni cristiane. Tuttavia, tale tendenza non è stata osservata tra i partecipanti atei nel valutare la curiosità religiosa.
Le percezioni relative hanno giocato un ruolo parziale in tali giudizi: i partecipanti hanno percepito gli individui curiosi come più attenti e curiosi, e, di conseguenza, li hanno valutati moralmente superiori. Per verificare la causalità di questa dinamica, la percezione dello sforzo è stata manipolata durante l’esperimento, evidenziando che i partecipanti consideravano particolarmente virtuosi i soggetti curiosi che dimostravano di impegnarsi. Questa ricerca offre nuove prospettive sulla virtù percepita della curiosità e chiarisce ulteriormente le similitudini e le differenze tra la cognizione religiosa e quella scientifica.
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