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Religione, fede e spiritualità nelle società dell’Asia Orientale

Studio Pew Research Center rivela che, nonostante l’alto tasso di disaffiliazione religiosa, molti abitanti di Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam mantengono credenze spirituali.

Una recente indagine del Pew Research Center, condotta tra giugno e settembre 2023 su oltre 10.000 adulti in Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam, ha rilevato che molti abitanti della regione non si identificano con una religione specifica, ma continuano a credere in esseri invisibili, venerare gli spiriti degli antenati e partecipare a pratiche rituali.

Bassa affiliazione religiosa

L’Asia Orientale appare una delle regioni meno religiose al mondo se consideriamo alcuni parametri. Pochi adulti pregano quotidianamente o attribuiscono un’importanza fondamentale alla religione nella loro vita. I tassi di disaffiliazione religiosa, ovvero il numero di persone che abbandonano la religione, sono tra i più alti a livello globale. Ad esempio, una larga percentuale di adulti, variabile dal 27% a Taiwan al 61% a Hong Kong, dichiara di non avere alcuna religione.

Persistenza delle credenze e delle pratiche tradizionali

Nonostante il basso tasso di affiliazione religiosa, molti continuano a mantenere credenze religiose o spirituali e a partecipare a rituali tradizionali. Una maggioranza significativa degli intervistati in Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam afferma di credere in dio o in esseri invisibili.

Ad esempio, in Giappone, il 70% degli adulti ha offerto cibo, acqua o bevande per onorare i propri antenati negli ultimi 12 mesi, mentre in Vietnam questa percentuale sale all’86%. Tali pratiche di venerazione degli antenati sono comuni e radicate nella cultura locale.

Preghiere e rispetto per le divinità

Pregare o rendere omaggio a figure religiose o divinità è una pratica diffusa. In Hong Kong, il 30% degli adulti prega o rende omaggio a Guanyin, una divinità associata alla compassione, mentre a Taiwan il 46% prega o rende omaggio a Buddha.

Anche tra coloro che dichiarano di non avere una religione, le pratiche spirituali sono comuni. Più della metà di questi individui lascia offerte per gli antenati deceduti, almeno quattro su dieci credono in dio o in esseri invisibili, e un quarto o più ritiene che montagne, fiumi o alberi abbiano spiriti.

Una regione religiosamente vibrante

Se misuriamo la religione in queste società basandoci su ciò in cui le persone credono e fanno, piuttosto che sulla loro affiliazione dichiarata, la regione si rivela più vivace religiosamente di quanto possa apparire inizialmente. La raccolta di dati sulla religione in Asia Orientale è complessa, poiché il concetto stesso di “religione” è stato importato nella regione solo circa un secolo fa. Traduzioni comuni del termine “religione” (come zongjiao in cinese, shūkyō in giapponese e jonggyo in coreano) spesso si riferiscono a forme organizzate e gerarchiche di religione, come il cristianesimo o i nuovi movimenti religiosi, e non alle forme tradizionali di spiritualità asiatica.

L’indagine ha incluso domande utilizzate da tempo per misurare l’osservanza religiosa in altre parti del mondo, come l’importanza della religione nella vita delle persone. Tuttavia, questo rapporto pone maggiore enfasi su nuove domande progettate per misurare credenze e pratiche comuni nelle società asiatiche, come la venerazione degli antenati, la presenza di spiriti nel mondo naturale, l’offerta di omaggi a divinità e figure religiose, le credenze sulla vita dopo la morte e i legami personali con la religione al di là dell’identità religiosa.

In conclusione, questa ricerca evidenzia che, nonostante i bassi tassi di affiliazione religiosa formale, le società dell’Asia Orientale mantengono un forte legame con le credenze e le pratiche spirituali tradizionali, rendendo la regione religiosamente più dinamica di quanto si possa pensare.

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