IA: la singolarità è vicina, dobbiamo preoccuparci per un futuro umani – ibridi ?
Nell’era del progresso tecnologico rapido e dell’intelligenza artificiale – AI in crescita esponenziale, emerge una visione che suscita tanto entusiasmo quanto preoccupazione: la prospettiva di un futuro in cui gli esseri umani e l’AI si fondono in un’unica entità ibrida. Questa visione, propagandata da figure come Ray Kurzweil, il celebre scienziato e futurologo, solleva interrogativi fondamentali su ciò che significa essere umani e sulle conseguenze etiche e sociali di una tale trasformazione.
Ray Kurzweil: un profeta del Transumanesimo
Ray Kurzweil, noto per le sue previsioni audaci e per il suo ruolo di leader nel movimento transumanista, ha recentemente pubblicato il suo ultimo libro, The Singularity is Nearer. Questo lavoro è una continuazione del suo precedente bestseller del 2005, The Singularity is Near, in cui Kurzweil profetizzava l’arrivo imminente della “singolarità”, un punto di svolta in cui l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana, portando a una fusione tra uomo e macchina.
Nel suo nuovo libro, Kurzweil ribadisce che questa singolarità è ormai vicina, e la considera non solo inevitabile, ma desiderabile. Egli prevede che entro il 2030, le macchine saranno in grado di superare il Test di Turing, dimostrando un comportamento intelligente indistinguibile da quello umano, e acquisiranno capacità “superumane” in molteplici ambiti. Kurzweil descrive un futuro in cui l’evoluzione tecnologica diventa la chiave per risolvere le limitazioni biologiche umane, promettendo una nuova era di “longevità a velocità di fuga” e di benessere quasi immortale.
La fusione con l’AI: una promessa o una minaccia ?
La visione di Kurzweil non è priva di critiche. Egli immagina un mondo in cui i confini tra uomo e macchina diventano sempre più sfumati, con nanobot che penetrano nei nostri cervelli per copiare ricordi e personalità, trasferendo queste informazioni nel cloud. Ma questo porta a una domanda inquietante: un duplicato digitale della nostra coscienza è davvero “noi”? Kurzweil sembra credere che, se un chatbot agisce esattamente come noi, allora è noi. Ma questa visione riduzionista della coscienza umana riduce la complessità dell’esperienza umana a semplici operazioni computazionali.
Kurzweil si spinge oltre, immaginando un futuro in cui gli esseri umani possono essere ricostruiti molecola per molecola, e persino “resuscitati” sotto forma di avatar robotici basati sul DNA dell’originale. Questo sogno di immortalità digitale solleva profonde preoccupazioni etiche e filosofiche. L’idea che la nostra identità possa essere preservata in un’imitazione digitale sembra sfuggire al significato intrinseco della nostra esistenza come esseri incarnati, mortali e imperfetti.
Il culto della Tecnolatria
La fede incrollabile di Kurzweil nel potere della tecnologia di risolvere tutti i problemi umani riflette ciò che molti critici definiscono “tecnolatria” – l’adorazione della tecnologia come una forza salvifica. Kurzweil afferma che nulla ci verrà tolto nella fusione con l’AI, ma piuttosto che molto sarà aggiunto. Tuttavia, questa visione non considera i rischi esistenziali che una tale trasformazione comporta.
Il futurismo di Kurzweil ignora le implicazioni distopiche che possono emergere da un’accettazione acritica del progresso tecnologico. La storia ci insegna che ogni strada verso l’utopia è disseminata di potenziali pericoli. Le tecnologie che promettono la salvezza possono anche condurci a nuove forme di schiavitù, alienazione e persino estinzione. Come osserva il filosofo britannico John Gray, le visioni utopiche come quelle di Kurzweil non sono altro che una continuazione del monoteismo con mezzi diversi, in cui la tecnologia prende il posto di Dio.
Il paradosso della singolarità
Kurzweil vede nella singolarità una liberazione dai limiti della carne, una promessa di un futuro post-umano. Ma questa visione sembra tradire ciò che ci rende unici come esseri umani. La singolarità, nella sua prospettiva, rischia di cancellare proprio quella singolarità che ci distingue come esseri dotati di coscienza, emozione e moralità.
In definitiva, il sogno transumanista di Kurzweil potrebbe rivelarsi più una maledizione che una benedizione. La sua crociata per l’immortalità digitale e la fusione con l’AI potrebbe portarci a perdere di vista ciò che è veramente prezioso nella nostra umanità. Mentre la tecnologia continua a trasformare il nostro mondo, è essenziale mantenere un equilibrio tra progresso e saggezza, ricordando che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente giustificabile.
La singolarità, così come la concepisce Kurzweil, potrebbe essere vicina, ma ci invita a riflettere profondamente su quale tipo di futuro desideriamo veramente.
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